Editorial Press

Le valigie di nonno, ricordi del cuore

Editoriale – La Festa dei Nonni è stata ufficialmente istituita in Italia nel 2005, attraverso una legge approvata dal Parlamento. L’obiettivo dell’istituzionalizzazione di questa giornata, il 2 ottobre,  è quello di dare valore all’incredibile contributo che i nonni offrono ogni giorno alle famiglie e alla società.

Una giornata celebrativa che costituisce indubbiamente un valore aggiunto. Ma in fondo lo stare insieme ai nonni è una festa continua. Non scrivo mai in prima persona, è un fatto per me insolito, ma ritengo giusto dedicare alla figura di mio nonno questo ricordo con gli strumenti di comunicazione massiva di cui oggi disponiamo. Il ricordo personale lo condivido con lo scopo di onorare la sua memoria, unitamente a quella di tutti i nonni che ora si trovano nell’altra dimensione, e a testimonianza dei nonni in vita che sono un patrimonio di amore e saggezza.

Quando venni alla luce del mondo mio nonno dormì in macchina, proprio sotto la Casa di cura ove nacqui alle 4.20 in quel di Avezzano. Da allore ebbe inizio un legame fortissimo destinato a durare fino al suo ultimo respiro. Sul letto di morte, fece in tempo a dirmi di avermi lasciato due  valige in ricordo e che avrei dovuto conservarle con cura. Aveva messo insieme i ricordi di tutta la sua vita. Dai documenti di identità alle pagelle scolastiche, le procure, i conferimenti, gli incarichi di lavoro, e molto altro. Le ho conservate gelosamente.

Parlo di questo mio nonno materno, perchè quello paterno non ho avuto modo di conoscerlo poichè deceduto in concomitanza della mia nascita.

Quindi il Cavaliere Pierino Bartolami fu l’unica figura di “Nonno” che è nella mia mente ed ancora a distanza di tanti anni, nel mio cuore. Fu lui che da piccolo capì che ero già predisposto alla scrittura, a 4 anni il  nonno iniziò a guidarmi nella lettura e a cinque anni a scrivere a macchina.

Il rumore dei tasti schiacciati mi incantava, e risuona come una melodia nei miei ricordi. Ben presto ne divenni protagonista, a 6 anni la mia dattilografia era pressochè perfetta. Non ebbi molte difficoltà ad approcciare con la scuola. Il primo giorno alle scuole elementari fu lui ad accompagnarmi, mia madre dapprima ebbe a salire in auto, una fiammante Fiat 850 di colore bianco.  Poi tanta era la commozione che la mamma non riuscì a venire, chiese al nonno di riaccompagnarla a casa, e così fu lui a darmi la mano aiutandomi a salire quegli scaloni di pietra e varcare quel portone marrone a doppia porta che sembrava immenso. Il bacio che mi diede sulla fronte mi rassicurò su questo percorso di vita che gioco forza si doveva affrontare.

Si salutò con quella che era la mia fantastica maestra Angelina Battisti, e suo marito Aldo che era il segretario delle scuole. Vedere tanta affabilità, strette di mano, ed il fatto che mio nonno conoscesse già la maestra e addirittura il segretario fu un elemento a dir poco rassicurante. Ma di nonno ricordo i tantissimi giorni passati insieme a lui, il suo studio affascinante pieno di fascicoli e carte, la calcolatrice a mano che tengo ancora nel mio di studio, il suo garbo, la sua simpatia, ed il suo parlare con marcato accento toscano. Era l’uomo dei discorsi, un grande oratore in pubblico, incantava le folle. E poi era sempre pronto ad aiutare i meno abbienti, o persone in difficoltà togliendosi del suo per darlo agli altri. Forse anche troppo. E’ stato un punto di riferimento fondamentale.

Era nato a Castellina Marittima in provincia di Pisa nel 1904 da Carlo e da Virginia Montauti. In quel luogo ebbe a sposare nel 1929  mia nonna Filomena Bertini, detta Mena ed anche Nuccia. Intraprendente più che mai, dopo il matrimonio e con la prima figlia piccola,  mia zia Annamaria, ebbe subito a varcare i confini della Toscana, diventando dapprima un funzionario e poi un dirigente delle “Imposte di Consumo”, il Dazio, l’agenzia delle entrate di un tempo per capirci.

Il suo lavoro lo portò a girare molto nel Nord Italia, fin quando era in servizio a Sambuca Pistoiese. Lì vi fu una alluvione potentissima, che spaventò tantissimo mia nonna, tanto da chiedere al marito di traferirsi subito altrove. L’unico posto disponibile in tutta Italia era il Comune di Carsoli. Correva l’anno 1940, cosicchè approdò in Abruzzo. Nel 1943 nacque mia madre Loredana, e mio nonno  venne trasferito ad Alassio in provincia di Savona. La zia Annamaria nel frattempo si era sposata con un  imprenditore di Carsoli lo zio Carlo Proietti, e rimase ad abitare in Abruzzo. Mia madre ogni tanto dalla Liguria veniva a trovare sua sorella a Carsoli,  ed una estate il colpo di fulmine con mio padre Aurelio, con il quale si sposò nel 1961 a Pietra Ligure in provincia di Savona.

I miei dopo qualche tempo decisero di tornare in Abruzzo a Carsoli, ove si stabilirono. A quel punto i nonni si ricongiunsero con le figlie tornando anche loro. Il Cavaliere, proseguì con successo e soddisfazioni la sua carriera lavorativa che approdò poi nell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni.

Il Cavaliere Pierino Bartolami, morì a Carsoli nel 1992 all’età di 88 anni nella sua casa di via Roma, circondato dall’amore delle su’ bimbe (così chiamava le figlie) e dei su’ nipoti, io, mia sorella Ilaria ed i miei cugini Fedora, Guido e Maeva. Se ne andò cosciente della sua fine,  salutando tutti, come si conviene per un galantuomo che si congeda da una vita brillante, piena di soddisfazioni e vissuta all’insegna del lavoro e dell’amore per la propria famiglia.

In queste valigie, che  per un caso fortuito sono tornate ad essere aperte, tanti ricordi una vita ormai sempre più lontana. Le valigie di mio nonno testimoniano una vita intera. Le aveva lasciate in casa sua,  poste sopra di un armadio in una stanza inutilizzata. Fece in tempo però,  prima di morire di dirmelo. “E un le devi toccà fin quando moio”. In queste valigie c’era anche il suo testamento e le sue ultime volontà con disposizioni relative al suo funerale.

Il suo decesso mi lasciò uno strappo nel cuore, ferita attutita dalla ragione, ma non dal cuore. Ad oggi lo ringrazio ora per allora, per i tanti insegnamenti e per aver capito, che la scrittura era la mia forza, la mia passione e la mia espressione, e la mia ragione di vita.

Ad Maiorem Dei Gloriam!