Si fa un gran parlare delle fake news, dei loro nefasti effetti che producono nell’opinione pubblica e soprattutto nella facilità di essere generate praticamente da chiunque. Su questo tema sono stati anche progettati veri e propri esperimenti mediatici che hanno avuto effetti di livello internazionale. Basti pensare a quanto ha messo in atto Alex Anderson alias Alessandro Nardone che con una fake è diventato un virtuale candidato alla Casa Bianca per le elezioni presidenziali dell’era Trump. Dunque un concorrente dell’attuale presidente. Una notizia virale che ha sconvolto piani, fatto interrogare molti, e che ha visto lo stesso Anderson diventare protagonista indiscusso con una opera letteraria per trattare questa singolare ed attualissima tematica. Ho avuto modo di intervistarlo a Rimini – prosegue Imperiale – e di seguire insieme a lui un seminario su questo tema specifico. Il personaggio è brillante, ha moltissime capacità espressive ed è un vero professionista che sta gestendo anche molto bene la sua immagine dopo essere diventato famoso ovunque. Ma le fake news spesso generano problemi talvolta anche molto seri, e per questo l’Ordine dei giornalisti oggi più che mai rappresenta l’unica istituzione di garanzia pubblica. Si parla di abolizione con troppa leggerezza, forse per antipatia verso una categoria che scrive le cose. Che sarebbero ugualmente pubblicate senza però azioni di controllo e sorveglianza. Va ricordato che il nostro ordine è un ente di diritto pubblico ed oggi più che mai è portatore di normative, e di azioni finalizzate al rispetto di una deontologia professionale e all’accertamento delle fonti. Immaginiamoci che giungla diventerebbe la già selvaggia informazione/comunicazione che oggi si avvale degli strumenti web e social media, senza il consiglio di disciplina che è un organismo interno dell’ordine e totalmente autonomo al quale spetta il vaglio ed il giudizio sui comportamenti dei giornalisti. Senza ordine dei giornalisti ci sarebbe il caos totale, iniziando dalle testate giornalistiche, cartacee, tv e on line le quali ope legis prevedono la figura di un direttore responsabile iscritto all’Ordine. Una figura che è responsabile, anche penalmente di quanto pubblicato. Lo stesso direttore, proprio per la sua iscrizione all’ordine è tenuto a rispettare e a far rispettare i cardini di una deontologia che deve invece essere riscoperta oggi più che mai. Si fa giornalismo con troppa leggerezza, e seguendo un trend che è di tutto di più purchè qualcuno lo legga.