…l’ultima barriera, dove si infrangono i sogni dell’uomo, l’estremo tentativo di superare i limiti della propria esistenza. Un viaggio fuori dal tempo verso l’immortalità, oltre il suono delle proprie parole, oltre i propri sensi…oltre se stessi…
Il mito creatosi nel tempo di Ultima Thule (termine utilizzato dai Romani per definire tutte le terre “aldilà del mondo conosciuto”), possiede molte analogie con altri miti, ad esempio lo Shangri-La hymalaiano, ed è stato alla base della formazione di gruppi occulti come quello tedesco della Società Thule (Thule Gesellschaft) (creato attorno al 1920) e che identificava in Thule l’origine della saggezza della razza ariana. In effetti, nel mito thuleano di una terra abitata da una razza umana sotto certi aspetti “superiore”, identificata sovente con il popolo degli Iperborei, organizzata in una società pressoché perfetta, si possono facilmente ritrovare alcune della basi concettuali del concetto di razza ariana nazista, ovvero superiore a qualsiasi altra e dunque inevitabilmente dominante sul mondo.
Il mito di Thule diventò per tali evidenze anche antitetico, secondo alcuni storici, a quello di Atlantide: ove questa si autodistrusse per l’ottusità della propria civiltà. Thule si idealizzò nella propria stessa perfezione, in un senso quasi sovrumano. A ciò si deve ricondurre anche il detto “mirare (o tendere) all’Ultima Thule“, col significato di ambire ad un ideale superiore, puntare alla perfezione.