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Guardare il futuro con gli occhi di ciò che è passato; MXVIII adveniente

By 29 Dicembre 2017 No Comments

Guardare il futuro con gli occhi di ciò che è passato. Il “passaggio” sia portatore di Buona vita e di Luce per tutti noi che ci troviamo a condividere questo percorso terreno. (MMXVIII adveniente).

Purtroppo nel  periodo natalizio ci troviamo a fare i conti con la banalizzazione degli auguri. In questo post mi soffermo su un augurio che è molto concreto, quello relativo al “passaggio” che ci troviamo a vivere. Ci lasciamo nel passato un anno, il 2017 che va a creare sommatoria con gli altri che precedono nella vita di ciascuno di noi. La sommatoria degli errori costituisce l’esperienza che noi acquisiamo nel percorso della nostra vita. Ma dobbiamo imparare a riconoscere i nostri errori, evitando sempre di mettere la testa sotto la sabbia. Riconoscere un proprio errore significa far tesoro di una esperienza, di scelte, azioni e comportamenti che poi hanno, inesorabilmente avuto una conseguenza nella vita. A volte insignificante, a volte anche molto negativa. Nel periodo del “passaggio”, ci lasciamo dietro di noi un lungo periodo sul quale dobbiamo soffermarci a fare i conti. Non come un esercizio finanziario che deve tornare a pareggio ma cogliendo ogni aspetto utile per migliorarci e rinnovarci nelle energie e nell’anima. 

Guardare il futuro con gli occhi di ciò che è passato significa dunque proprio questo, non fare gli errori commessi e pianificare quindi l’arrivo del nuovo percorso con una impostazione positiva determinata, arricchita dall’anno di esperienza trascorso. Ci sono momenti difficili nella vita di ognuno, legata ai più disparati motivi. Tutto, va affrontato, anche le negatività più complesse e non si deve esitare a chiedere aiuto se necessario, come a fornirlo al nostro prossimo. Senza avere necessariamente nulla in cambio. Valori di un tempo che però sono attuali specialmente nella società del terzo millennio che si sta vivendo. E quindi ciò che i nostri occhi hanno visto, nel bene e nel male deve fondersi con lo sguardo al futuro e all’anno che ci apprestiamo a vivere. Il periodo di passaggio è una fase importante, il bilancio della vita porta con sè affetti perduti, altri trovati. Rimpianti con il senno di poi che però lasciano sempre il tempo che trovano. E quindi il post ha questo senso di apertura e prosegue con un augurio non di certo convenzionale, tanto che la parola auguri non viene nemmeno utilizzata. Ecco il “passaggio” tra il duemiladiciassette ed il  duemiladiciotto adveniente. Ci sono tanti ingredienti in questo periodo, dal solstizio d’inverno alle Tredici notti. Quella del 1° gennaio è la notte del “distacco”. Ma un distacco continuativo visto che noi continuiamo ad essere i protagonistidella vita che ci è stata concessa. L’architettura in cui si celebra tutto questo periodo è complessa ma se viene approfondita può dare spunti importanti a migliorarci interiormente ed esteriormente. Il distacco che si vive è un tassello che si aggiunge al presente e che ci separa sempre di meno dall’ignoto momento in cui finirà la nostra strada. Nel frattempo però, abbiamo il dovere di celebrare la nostra stessa vita, la nostra stessa intelligenza. L’uomo per natura è portato cercare la luce, un elemento che nel corso dei tempi ha avuto le sue evoluzioni e la sua importanza nella crescita dell’umanità. L’oscurità, il buio da sempre rappresentano timori vissuti con paura e ansia. Ecco il passaggio deve invece servirci ad illuminare le nostre coscienze, tanto da brillare di luce riflessa generando verso gli altri quel livello di positività che ben ci porta in ogni situazione. Di qui entra la “buona vita”, che altro non è che un augurio interiore, poichè molto dipende dalle nostre predisposizioni interiori nel vivere ed affrontare i momenti difficili, reagire con determinazione a soprusi, ma sempre cogliendo gli obiettivi e riflettendo su ogni conseguenza che le scelte ed i gesti portano con sè. Ed ecco che con queste prerogative possiamo predisporci ad accogliere il MMXVIII adveniente con buoni auspici per tutti noi.” 

Daniele Imperiale

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