Editoriale – In un tempo in cui i legami sembrano sempre più fugaci e le relazioni spesso si consumano alla velocità di un clic, parlare di amicizia vera può sembrare quasi anacronistico. Eppure, l’esperienza dell’amicizia autentica resiste, attraversa le epoche, e continua a essere uno dei fondamenti più profondi dell’esistenza umana. Le sue origini filosofiche affondano nei secoli, eppure i suoi valori restano vivi, quasi intatti, nel quotidiano di chi sceglie di coltivarli. Ad esempio Platone, nel suo Simposio, vedeva nell’amicizia una forma di amore che nasce dall’anima: un desiderio spirituale, più che fisico, di tendere al bene e alla bellezza. Era l’inizio di un viaggio che portava l’anima verso ciò che è eterno. L’amicizia, in questa visione, non è solo compagnia: è elevazione morale e intellettuale, una crescita interiore condivisa dalle persone che sono interconnesse in questo senso.
Con Aristotele, l’amicizia trova una distinzione lucida: ossia legami basati sull’utile, altri sul piacere, ma solo quelli fondati sulle virtù sono destinati a durare. L’amico, dice Aristotele, è un “altro sé stesso”: e non un mezzo per ottenere qualcosa, ma uno specchio del proprio valore più alto. L’origine di questa amicizia è nella reciprocità del bene, nell’ammirazione silenziosa di ciò che l’altro è, e non di ciò che possiede.
Anche Cicerone scriveva che la vera amicizia nasce solo tra persone oneste. Parlava di lealtà, fiducia e rispetto come pilastri essenziali, sottolineando come l’amico non sia un complice, ma un alleato morale. E aggiungeva: “Non è l’utilità a generare l’amicizia, ma l’amicizia a generare l’utilità”. In altre parole: l’aiuto reciproco non è la causa, ma la conseguenza naturale di un sentimento autentico e che poi produce degli effetti di crescita.
Nei secoli successivi, Montaigne andrà oltre l’analisi razionale, parlando dell’amicizia come di un mistero profondo, inspiegabile. “Perché era lui, perché ero io”, scrive, indicando come certi legami nascano da una misteriosa affinità dell’anima. L’amicizia, per lui, non si sceglie per un motivo: accade, come un incontro raro e irripetibile.
Eppure, anche nel pensiero più politico e sociale di Rousseau, l’amicizia trova posto come legame naturale tra gli esseri umani, espressione di una bontà originaria. In un mondo più semplice, suggeriva, gli uomini si aiutavano perché sentivano l’altro come parte di sé. Non era un dovere morale, ma un moto spontaneo del cuore.
Oggi, in un mondo che spesso misura i rapporti in base alla convenienza, questi insegnamenti ci ricordano che i veri valori dell’amicizia sono eterni. Non si piegano alle mode, non si consumano nel tempo. L’amicizia autentica si esercita ogni giorno nei gesti semplici: una parola detta nel momento giusto, una presenza silenziosa, un aiuto offerto senza clamore, un saperci essere sempre e comunque. E soprattutto, senza aspettarsi o prentendere nulla in cambio.
Chi è portatore di questi valori – empatia, ascolto, generosità, rispetto – possiede una naturale predisposizione all’aiuto. Non lo fa per obbligo, né per calcolo, ma perché riconosce nell’altro qualcosa di sé. L’amicizia, allora, torna a essere ciò che è sempre stata per i grandi pensatori: un dono reciproco e gratuito, che arricchisce l’anima e illumina la vita.
In fondo, mentre tutto cambia, l’amicizia resta. E nei tempi più incerti, è proprio lì che ritroviamo la sua forza discreta: nella fedeltà, nella sincerità, nella bellezza di un legame che non chiede, ma regala qualcosa di importante. In teoria tutti i cittadini del mondo dovrebbero sentirsi interconessi da una amicizia, per il semplice fatto di aver avuto il destino di condividere in frangenti temporali coincidenti l’opportunità di essere venuti al mondo. Può esserci una predisposizione maggiore nei confronti di alcuni invece che in altri, dovuta a carattere, condivisione di interessi.
In realtà il concetto di amicizia ha dei presupposti per cui non c’è età, nè tempo che possa scalfire questo importante valore. Si può essere amici anche di tutti, non è banalità, ma è modus operandi, è quotidianità nell’esserci sempre e comunque.
L’amicizia è saper trovare le ragioni che uniscono e non quelle che dividono.
Dedicato a Vanni e a quanti ne condividano l’essenza.