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Splendere di luce propria, sfida da raccogliere nell’editoriale di Pasqua!

EDITORIALE DI PASQUA – Il triduo Pasquale fornisce una molteplicità di spunti di approfondimento. L’imminente arrivo della stagione del sole, il clima che inizia ad addolcirsi, giornate più lunghe. Più luce dunque. La Pasqua porta con sè profondi significati, è una alternanza di celebrazioni rievocative che portano fede, tradizione, emozioni e significati che ogni anno devono servire a risvegliare coscienze. Si passa dal “dolore” della Passione di Cristo, quindi la sofferenza dell’uomo condannato a portare la croce, a sopportare scherno e ferite, umiliazioni pubbliche, dolore.

La Coena Domini, che rievoca il tradimento di Giuda nel contempo la fratellanza degli apostoli, l’umiltà del Cristo nel lavare loro i piedi che la Chiesa cattolica celebra nel giovedì Santo. Poi il dolore della madre, Maria Addolorata che piange il figlio morto. Nei sette dolori, Maria pena perfino nel girare il ciglio, tanto a significare lo sgomento rappresentato. Lutto, colore viola, astensione dalle carni, digiuno. Poi la Pasqua sfocia nella gioia, nella luce che arriva dal mistero della Resurrezione.  Arriva la notte in cui Cristo ha vinto la morte. Un dogma fondamentale nella fede cristiana.

Ed è da questi elementi che noi possiamo trarre spunti di riflessione. La Pasqua è luce dunque, ed un rinnovare di predisposizione interiore ad esserne portatori. Siamo noi a poter/dover decidere se e quanto brillare. Come persone che hanno avuto il dono di essere in questo mondo. Questo periodo deve spronarci dunque a splendere di luce propria, emanata dall’essere rispettosi del prossimo, solidali e portatori dei valori fondamentali della vita. Sempre e comunque non solo nei periodi di festività o in determinate circostanze.  Siamo dotati della capacità di poter scegliere, quindi il libero arbitrio ci consente di conoscere meglio il nostro interiore, migliorarlo e perfezionarlo per una evoluzione di crescita che non è solo età, ma esperienza.  La parola “Pasqua” ha un’origine molto antica e interessante, che affonda le radici nella tradizione ebraica. Deriva dal latino “Pascha”, che a sua volta viene dal greco “Πάσχα” (Páskha) ma l’origine più profonda è ebraica: “Pèsach” (פסח), che significa “passaggio”.

Nella tradizione ebraica, “Pèsach” si riferisce al passaggio dell’angelo della morte che, durante la decima piaga d’Egitto, risparmiò le case degli ebrei segnate col sangue dell’agnello (Esodo 12). È la celebrazione della liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù in Egitto.

Il termine è stato adottato dal cristianesimo per indicare la risurrezione di Gesù Cristo, che secondo i Vangeli avviene proprio durante il periodo della Pasqua ebraica. Anche qui il concetto di “passaggio” si conserva: è il passaggio dalla morte alla vita. Dunque Pasqua significa “passaggio”, ed è legata all’idea di liberazione, rinnovamento e rinascita, sia nella cultura ebraica che in quella cristiana.

Dunque buon passaggio a tutti!

 

 

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