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La magia del solstizio d’estate, l’antico fascino del giorno in cui il sole culmina allo Zenith nel punto più alto della volta celeste

Siamo fatti della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita (Shakespeare)

La primavera astronomica è ormai prossima alla quiescenza, e la bella stagione è alle porte con l’arrivo del Solstizio d’Estate che per questo anno 2018 cade precisamente il 21 giugno alle ore 12.07 ora italiana.  Si tratta di  un evento di particolare importanza le cui origini sono note e celebrate sin dall’antichità, nel momento in cui si caratterizza il giorno più lungo dell’anno per l’emisfero nord e quello più corto per l’emisfero australe (solstizio d’inverno). Una situazione destinata poi ad invertirsi il prossimo 21 dicembre. Il Solstizio ha qualcosa di magico, di unico. Non a caso William Shakespeare, poeta e drammaturgo anglosassione,  ebbe ad utilizzare  la midsummer o “notte di mezza estate” quale il titolo e l’atmosfera perfetta per una delle sue opere.  E’ sicuramente uno dei periodi più amati e profondamente intrisi  di leggende, miti, tradizioni e storia.

Come noto il termine solstizio deriva dal latino sol (sole) e sistere (stare fermo), col significato di “sole stazionario”. In astronomia il solstizio è definito come “il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’eclittica (cammino apparente che il sole traccia nel cielo durante l’anno), il punto di declinazione (la declinazione è analoga alla latitudine ma proiettata sulla sfera celeste anziché sulla superficie terrestre) massima o minima“. Il fenomeno è dovuto all’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre rispetto all’eclittica. Nel giorno del solstizio d’estate che, nell’Emisfero Settentrionale cade quasi sempre il 21 giugno (ritardando di 5 ore, 48 minuti e 46 secondi ogni anno, salvo subire un nuovo riposizionamento indietro, al 20 giugno, ogni 4 anni, in conseguenza dell’introduzione degli anni bisestili, che evitano un progressivo disallineamento delle stagioni con il calendario), il Sole culmina allo Zenith, trovandosi così nel punto più alto della volta celeste.

L’estate ammorbidisce le linee che il crudele inverno mostrava, in questa frase di  John Geddes si evidenzia quanto nel periodo del sole per eccellenza tutto possa apparire diverso rispetto alla stagione fredda. Dal solstizio d’estate probabilmente ci arriva una energia in grado di trasformare la visione delle cose, renderla più positiva, libera e determinata. E anche nello stato d’animo il solstizio sembra voler annunciare la massima espressione di una luce della quale l’uomo è alla costante ricerca. Dal solstizio in poi, la voglia di alzarsi prestissimo per vivere appieno ogni fase della giornata caratterizza le fresche ore che sono preludio di una nuova giornata. Il colore del cielo, ha un tono di azzurro diverso, è un colore caldo avvolgente che rende affascinante questa natura in cui siamo chiamati a vivere. La linea di demarcazione tra il cielo ed il mare, per chi ha l’opportunità di apprezzarla, sembra voler fornire all’uomo la possibilità di apprezzare uno spazio infinito, in cui il rituale infrangersi delle onde a riva, non è un rumore, ma note di accompagnamento di una natura che ci stupisce sempre di più ogni minuto che passa.

Il cammino al quale venni chiamato nel mondo,  ebbe inizio per me proprio il 21 giugno alle ore 2 e minuti venti. La ricerca interiore per approfondire ogni cosa,  in questo lasso di tempo trascorso della esistenza terrena, è stato il filo conduttore che oggi più che mai in età adulta riflette una costante esigenza. Ciò mi consente, ogni anno di apprezzare il solstizio d’estate come un nuovo punto di partenza che possa migliorare costantemente il lavoro di edificazione che ogni uomo porta avanti fino al giorno in cui dalla luce terrena si passerà all’oblìo eterno. Alle ore 12.07 del 21 giugno 2018, arriva il nuovo passaggio.

Daniele Imperiale

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